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Disturbi dell'umore psicologo roma, sessuologo roma- Dott.ssa Emanuela Federico.

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Quando si parla di disturbi dell'umore, ci si riferisce ad una serie di disturbi la cui caratteristica predominante è l'alterazione del tono dell'umore e del comportamento rispetto al funzionamento precedente dell'individuo, tale alterazione può svilupparsi in senso depressivo o all'opposto, in senso maniacale.






La categoria dei disturbi dell'umore include:

a) DISTURBO DEPRESSIVO MAGGIORE
b) DISTURBO DISTIMICO
c) DISTURBO BIPOLARE I
d) DISTURBO BIPOLARE II
e) DISTURBO CICLOTIMICO

DISTURBO DEPRESSIVO MAGGIORE

Il disturbo depressivo maggiore è un disturbo grave che colpisce ogni anno circa il 5% della popolazione. Diversamente da una normale sensazione di tristezza o da un cattivo umore passeggero, la depressione maggiore è caratterizzata da una notevole persistenza dei sintomi e può interferire in modo pesante sull'abituale modo di pensare di un individuo, sui suoi comportamenti e atteggiamenti, sulle condizioni dell'umore, sul suo benessere fisico e sulle attività della vita quotidiana. Molti di coloro che hanno vissuto un primo episodio depressivo potranno svilupparne altri nell'arco della loro vita, alcune di queste persone sono colpite da più episodi durante l'anno. I sintomi del disturbo depressivo maggiore sono caratterizzati da significativi cambiamenti nelle normali abitudini dell'individuo: un umore triste e depresso quasi tutti i giorni, quasi tutto il giorno; disturbi del sonno, come insonnia e ipersonnia; variazioni del peso corporeo; difficoltà nel pensare e nel concentrarsi oltre a delle difficoltà di memoria; mancanza di interesse o piacere nelle attività abituali, compresa l'attività sessuale; sentimenti di colpa, di inutilità, mancanza di speranze e senso di vuoto; pensieri ricorrenti di morte o di suicidio; sintomi fisici persistenti che non rispondono alle cure, come mal di testa, problemi di digestione, dolori persistenti ecc. Tra le principali cause psicologiche del disturbo depressivo maggiore sono da annoverare: Eventi di vita e stress ambientali, ad esempio la perdita di una persona cara, come un genitore, un figlio o un coniuge, ma anche fattori legati alla famiglia possono avere la loro influenza. Molti dati, infatti, sottolineano la relazione fra il funzionamento della famiglia e l'inizio o il decorso del disturbo depressivo maggiore, diventa quindi molto importante valutare la vita familiare di un individuo ed esaminare tutti gli eventi stressanti legati alla vita familiare.

DISTURBO DISTIMICO

Il disturbo distimico ha in comune con il disturbo depressivo maggiore moltissime caratteristiche, infatti, anche questo è caratterizzato da perdita di interesse, da umore depresso, da bassa autostima, difficoltà del sonno e di concentrazione, da sensi di colpa ecc., possono essere presenti anche ritiro sociale, forte irritabilità e rabbia, oltre a una riduzione del desiderio sessuale. Quello che effettivamente differenzia i due disturbi è la cronicità dei sintomi propri del disturbo distimico, infatti, mentre il disturbo depressivo maggiore, solitamente, è costituito da due o più episodi depressivi (questi episodi presi singolarmente non rappresentano una diagnosi, ma costituiscono la base per la diagnosi del disturbo depressivo), nel disturbo distimico, i sintomi depressivi sono meno gravi, ma cronici, non episodici, sono infatti presenti per almeno due anni, quasi tutti i giorni per buona parte della giornata. Il disturbo distimico colpisce circa il 3-5% della popolazione, tale disturbo può anche coesistere con altri disturbi mentali, soprattutto il disturbo depressivo maggiore, i disturbi d'ansia, in particolare quello da attacchi di panico, l'abuso di sostanze e probabilmente il disturbo borderline di personalità. Spesso la ragione che spinge i pazienti con disturbo distimico a cercare un aiuto è la difficoltà nei rapporti sociali, in effetti divorzio, disoccupazione e problemi sociali sono molto comuni in questi pazienti, inoltre i loro problemi coniugali possono essere legati alla presenza di disfunzioni sessuali (ad esempio impotenza) o all'incapacità di mantenere l'intimità emotiva.

DISTURBO BIPOLARE I

Il disturbo bipolare I, in passato definito psicosi maniaco-depressiva, è caratterizzato da un'alterazione del tono dell'umore, sia in senso depressivo che in senso maniacale. Presenta quindi le caratteristiche tipiche di un episodio depressivo (di cui sopra), in alternanza alle caratteristiche della maniacalità, prima fra tutte un umore eccessivamente elevato o irritabile, esagerata autostima, la persona inizia a sperimentare sentimenti di grandiosità, non percepisce la necessità di dormire, è sempre più loquace, è molto distratta e purtroppo inizia ad essere coinvolta in modo eccessivo in attività potenzialmente rischiose, avendo una percezione alterata del pericolo, come comprare senza controllo, intraprendere investimenti avventati, mettere in atto un comportamento sessuale sconveniente o sviluppare atteggiamenti aggressivi e pericolosi per sé e per gli altri. Tutto ciò può portare ad una grave compromissione del funzionamento sociale e lavorativo della persona, fino a potersi rendere necessaria l'ospedalizzazione per prevenire danni a sé o agli altri. Mania e depressione diventano così due facce della stessa medaglia. Il disturbo bipolare è un disturbo ricorrente, un'alternarsi fra episodi depressivi e maniacali e momenti di compenso. La durata dei cicli di malattia e delle successive fasi di compenso varia da persona a persona, alcuni soggetti ad esempio hanno cicli molto ampi, con lunghe pause prive di sintomi, altri si caratterizzano invece per una ciclicità molto più rapida (3 o più episodi l'anno in circa il 20% dei soggetti con questo disturbo), oppure, in un numero decisamente più ridotto, per l'assenza di questi intervalli. L'età tipica in cui esordisce il disturbo è di solito tra i 20 e i 30 anni, ma può insorgere a tutte le età. Molti sono i fattori che possono scatenare gli episodi in soggetti che abbiano familiarità o che abbiano già sofferto di disturbi dell'umore, tra cui l'uso di sostanze psicoattive, traumi cranici, gravi eventi di perdita come un lutto, una separazione o il delicato periodo del post-partum. Nel disturbo bipolare la mortalità è molto elevata, sia perché il rischio di suicidio è 30 volte superiore a quello della popolazione generale, sia per gli effetti che la malattia ha sulla vita quotidiana (incidenti, digiuno e tendenza a sottovalutare i pericoli).

DISTURBO BIPOLARE II

Ciò che permette di distinguere il disturbo bipolare II dal disturbo bipolare I è che nel tipo II non sono presenti episodi maniacali, c'è quindi un'alternanza tra episodi depressivi ed episodi ipomaniacali. I sintomi che caratterizzano gli episodi maniacali e quelli ipomaniacali sono in realtà molto simili, ma gli episodi ipomaniacali si differenziano da quelli maniacali per una minore gravità e per l'assenza di una compromissione marcata del funzionamento sociale e lavorativo, alcuni di questi episodi, però, possono poi evolvere in un episodio maniacale.

DISTURBO CICLOTIMICO

Come i disturbi bipolari, anche il disturbo ciclotimico è caratterizzato da un umore labile, che alterna, anche rapidamente, stati depressivi e stati ipomaniacali, ma tali stati sono caratterizzati da sintomi meno gravi e pervasivi di quelli che invece contraddistinguono i sintomi di un episodio depressivo maggiore e di un episodio maniacale, nel disturbo ciclotimico i sintomi tendono ad essere più cronici, quindi a perdurare nel tempo, sono infatti presenti per almeno due anni. Il Disturbo Ciclotimico spesso esordisce molto precocemente, tra l'adolescenza e i 21 anni e, talvolta, sembra riflettere una predisposizione ad altri disturbi dell'umore, in particolare ai disturbi bipolari.